8 settembre 2012

Firehouse Kustom Rock Art Company tour. Una chiacchierata con Chuck Sperry.


Non ci crederete ma all’inizio di tutto ci fu la Beat Generation.
Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso e gli altri che sessant’anni fa fondarono quel movimento letterario, artistico e poetico insegnando ad infrangere le regole dell’esistenza basate sul nasci-produci-consuma-crepa inculcate dagli organi del Potere e della grande economia alla borghesia americana del dopoguerra. 
Quegli intellettuali hanno guidato molti americani e non solo verso la ricerca di personali stili di vita per seguire le proprie aspirazioni vivendo liberi da moralismi e discriminazioni. Li hanno indotti a combattere la società consumista, a sperimentare droghe, a esplorare la rivoluzione sessuale e esprimere idee contro il Sistema.
E con la filosofia On The Road gli hanno instillato la mania del viaggio.
Nella culla del Beat, quella San Francisco dove resiste ancora la libreria City Lights fondata dal poeta Ferlinghetti, sono cresciuti pensatori e artisti, figli più o meno sovversivi di quell’onda anarchica, come musicisti rock, esponenti del fumetto underground anni 60 e 70, artisti di strada e creatori di nuove forme d’arte tra cui la Custom Car Art, la Lowbrow Art e la Poster Art.
I due splendidi artisti californiani di cui vedete qui riprodotte le opere sono, con Frank Kozik, Coop e altri, tra i massimi esponenti statunitensi di quest’ultima.


“La leggenda dei Firehouse inizia a metà anni 80” mi racconta Chuck Sperry, il più giovane dei due artisti. “E Ron Donovan è la leggenda. 

Ron fondò il gruppo di sabotaggio WANG (We Are No Gentleman) nel 1985, in occasione della sua prima mostra nel bagno dei maschi del California College of Arts and Crafts. Questi elementi di disturbo della quiete del college attaccarono i loro poster nei bagni e, per inaugurare la loro mostra illegale, invitarono tutti gli studenti a spostarsi dalla mensa ai bagni dove avevano riempito i lavandini di birre e patatine.
Ron iniziò così a farsi notare e a produrre poster e copertine di dischi per i gruppi rock locali, tra le quali la storica band surf di San Francisco The Mermen. Stampò vari poster sovversivi a tema politico e la collezione di t-shirts Reaganwear con immagini e slogan senza pietà contro l’allora presidente degli USA.
La storia di Firehouse Kustom Rock Art Company inizia quando Ron conosce Chuck.



«Nel 1994 io mi ero spostato da New York a San Francisco da cinque anni e avevo già collaborato con la casa editrice Last Gasp e con il magazine di fumetti politici World War 3 Illustrated, ricorda quest’ultimo. “Lavoravo anche a Comic Relief, una libreria su Haight Street specializzata in fumetti underground, Robert Crumb, Fantagraphics e simili. 
Ron aveva lo studio sulla stessa via e un giorno si presentò con un poster serigrafato. Era il suo primo poster per il famoso Fillmore Club e lo attaccò sulla vetrina del negozio. Gli dissi: “figo! Tu usi i poster come tali e non solo come opere d’arte!”. Vide le mie opere e iniziammo a collaborare.
Lo studio di Ron era ormai troppo piccolo per due allora occupammo una vecchia caserma dei vigili del fuoco. Usavamo il palo dei pompieri per scivolare giù al laboratorio, mettevamo i nostri inchiostri nelle loro pompe idrauliche e quell’edificio si dimostrò perfetto per il nostro lavoro. Vivevamo e lavoravamo in totale libertà senza nemmeno pagare l’affitto”.
Da lì il nome scelto dal duo. 
“Noi due abbiamo avuto la fortuna di esserci incontrati a San Francisco e di lavorare in quella città che ci ha offerto l’opportunità di conoscere l’old school di grandi come Stanley Mouse, che negli anni 60 e 70 ha dato l’immagine ai Grateful Dead e ha disegnato e stampato per i Beatles, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Led Zeppelin, Eric Clapton e tanti altri. Mouse, Victor Moscoso, Gary Grimshaw e altri vecchi maestri hanno lavorato con noi e ci hanno trasmesso la loro esperienza. Per questo sappiamo come realizzare e stampare poster con la massima qualità e attenzione. Il potere della Rock Poster Art è che la colleziona chi ama l’arte e chi ama la musica. E chi ama entrambe”, conclude Ron.
“Fin dall’inizio Ron e io abbiamo iniziato mettere tutti i nostri guadagni nella produzione della nostra arte, a lavorare quindi coi più importanti musicisti del mondo e a viaggiare seguendo le band per promuovere il nostro lavoro. Siamo stati in Italia tantissime volte dal 1999 in poi».

Io personalmente ho conosciuto i Firehouse proprio alla loro prima data italiana del 1999. Chuck e Ron esponevano al Leoncavallo di Milano grazie a quell’indispensabile esperienza che è stata l’Happening Underground Internazionale, Festival d’arte organizzato per oltre dieci anni dall’artista Marco Teatro, l’unico evento che negli anni 90 promuoveva con continuità l’arte underground, trattando temi che andavano dal fumetto al writing, fino alla Poster Art appunto.
Io realizzai il catalogo assieme a Teatro. 
I Firehouse la copertina dello stesso e la locandina del Festival.



«Probabilmente il nostro tour europeo più ricco di date è quello di quest’estate. Abbiamo quattordici incontri uno dopo l’altro. Siamo stati a Mondo Bizzarro a Roma e al club Shake a La Spezia e al Magnolia di Milano coi Malleus e altri artisti. 
Abbiamo aperto la data dei Bad Religion e dei Peawees all’Alcatraz e siamo alla Mole Vanvitelliana di Ancona. 
In dieci anni abbiamo fatto ventidue mostre in Europa viaggiando come una rock band. Ma di solito una band resta solo una notte in una città, invece noi siamo sempre restati per giorni e il nostro approccio ci ha dato la possibilità di conoscere realtà autentiche come i centri sociali, le crew di writer e di tanti altri artisti con cui abbiamo collaborato e passato momenti fantastici. Siamo stati ospiti in molte case occupate e abbiamo conosciuto varie situazioni al margine della società. Ora siamo eccitati perché stiamo partendo per il grande festival di Glastonsbury e là l’atmosfera che ci aspetta è davvero incredibilmente fricchettona. Là stamperemo dal vivo per cinque giorni e i risultati li porteremo in tour a Londra e Parigi, prima di tornare a San Francisco».




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